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Storia di Napoli

San Leucio, colonia tessile ‘socialista’ del Re Nasone

Un editto del 1789, firmato da Ferdinando IV di Borbone, trasformò un piccolo villaggio nelle vicinanze della Reggia di Caserta in una colonia “socialista”: San Leucio. Un evento enigmatico per molti aspetti.  In primo luogo, perché si colloca in un secolo caratterizzato dall’assolutismo. Quando l’idea di una società del genere esisteva solo nella mente di qualche filosofo utopico.

Ancor più strano è che il progetto sia stato realizzato da un re fermo sostenitore proprio della monarchia assoluta. Per non dire del livello culturale di questo re che si vantava di non aver mai aperto un libro in vita sua.

È chiaro quindi che non sia stato lui l’estensore materiale dell’editto. Ma questo solo perché la sua mancanza di istruzione glielo impediva. Tuttavia, è indubbio che il progetto sia farina del suo sacco. Magari ispirato o coadiuvato dalle idee di qualche illustre pensatore. Forse Gaetano Filangieri.

 

Una contraddizione apparente

 

La contraddizione tra le sue idee e la realizzazione della colonia è solo apparente. Ferdinando IV era cresciuto “infiltrato” negli strati più bassi del popolo napoletano: i lazzari. Forse anche per questo il popolo lo adorava e si è sempre battuto strenuamente nel suo nome. E per lo stesso motivo si è guadagnato l’appellativo di “re lazzarone”.

Quello che successe nel 1799, con la Rivoluzione napoletana e la durissima repressione che seguì alla caduta, ha macchiato l’immagine, fino a quel momento bonaria, di questo re.

Ferdinando era in primo luogo un concentrato di ignoranza, ma anche un sempliciotto, tollerante e paternalistico. In altre parole, lo strumento ideale nelle mani di una manipolatrice come la regina Maria Carolina.  

Il lato peggiore di Ferdinando IV, a partire dalla fine del XVIII secolo, si manifestò probabilmente proprio per l’istigazione nefasta della regina austriaca.

 

Le dolci evasioni del re Nasone

 

Il progetto di San Leucio maturò nel corso di diversi anni. Ferdinando odiava gli obblighi di corte e di governo. Ogni occasione era buona per allontanarsi dal Palazzo e trascorrere le sue giornate negli ameni luoghi dove avrebbe fondato la sua colonia.

Durante queste giornate, consumate oziando tra la Vaccheria e il casino del Belvedere, fu incuriosito dagli artigiani che filavano la seta. Era una filatura senza grandi risorse né attrezzature adeguate all’ottimizzazione della produzione. Ma Ferdinando era convinto che dalla bravura di quegli operai potesse nascere qualcosa di straordinario.

Tuttavia, serviva un patrimonio di conoscenze che non possedeva. L’unica soluzione era prendere spunto dalle fabbriche più evolute e usarle come modello. Fabbriche che certamente non esistevano nel suo Regno.

 

I viaggi istruttivi di Ferdinando IV

 

Decise allora di seguire il consiglio di chi gli diceva che viaggiare era l’unico modo per istruirsi veramente. Lo fece anche se, quando lo si interrogava sulla veridicità di questa teoria, diceva: «… i miei viaggi mi hanno fatto imparare una sola cosa, che mi ritrovo più asino di quanto prima credessi».

Tuttavia, se non aveva imparato qualcosa aveva osservato tanto. E si era documentato presso le fabbriche di tessitura francesi e veneziane.

Si era reso conto che, dotando delle attrezzature adeguate, le seterie di San Leucio potevano produrre delle pregiatissime tessiture. 

 

Telaio

 

Nasce il polo tessile di San Leucio

 

Quindi, con una lungimiranza che stupisce in lui, pensò che per realizzare questo progetto servissero lavoratori motivati. Una comunità dove tutti fossero partecipi in egual misura dei frutti raccolti. Una sorta di socialismo “utopico” che Ferdinando riuscì a trasformare in realtà.

Con grandi spese fece arrivare macchine nuove dotate delle più avanzate “tecnologie” dell’epoca, e aprì le porte a trentuno famiglie che diedero vita ad una popolazione di duecentoquattordici persone.

La vita della colonia di San Leucio era regolata da un editto promulgato da Ferdinando IV. Nella premessa a questo documento il re Nasone espone le motivazioni che hanno portato alla fondazione di questa colonia.

Dice che nella magnifica Reggia di Caserta, «non trovava il silenzio e la solitudine atta alla meditazione (sic!) ed al riposo dello spirito». Per cui gli sembrava opportuno creare «un’altra città in mezzo alle campagne, con le stesse idee di lusso e di magnificenza della capitale». Ritenne che il luogo tranquillo che stava cercando fosse il colle di San Leucio. Era nata la colonia.

 

Il socialismo di San Leucio

 

Una comunità fondata all’insegna del socialismo. Una realtà stupefacente per quel momento storico. Ma non solo. Rimane un archetipo che non si ripeterà mai più nella storia. Infatti, il socialismo, il comunismo e dottrine simili contengono il modello di San Leucio solo nella teoria.

L’ordinamento della colonia nei suoi passi principali prevedeva:

  • che il solo merito avrebbe distinto tra loro i coloni di San Leucio. Quindi una perfetta uguaglianza nel vestire e assoluto divieto del lusso.

  • I matrimoni dovevano essere celebrati con una festa religiosa e civile. I giovani sposi dovevano essere liberi nella loro scelta, senza alcuna intromissione o forzatura da parte dei genitori. 

  • Poiché la società di San Leucio stabiliva l’uguaglianza fra i coloni, furono abolite le doti. Il re stesso avrebbe dato «la casa con gli arredi dell’arte e gli aiuti necessari alla nuova famiglia».

  • Per espresso desiderio del sovrano vennero aboliti i testamenti, con tutte le conseguenze legali che da essi provengono.

  • Le eredità dovevano essere distribuite sulla base della sola “giustizia naturale”. Quindi i figli, maschi e femmine, avrebbero succeduto in parti eguali ai genitori. I genitori ai figli. Poi i parenti ma solo di primo grado ed in mancanza, la moglie nell’usufrutto. In mancanza dei soli eredi sopraddetti, i beni del defunto sarebbero andati al Monte ed alla Cassa degli Orfani.

 

Il lutto, la vaccinazione e l’educazione a San Leucio

 

  • Le esequie, semplici, devote, ma senz’alcuna distinzione, venivano celebrate dal parroco a spese della Casa. Era vietato vestire di nero per il lutto. Soli i genitori o gli sposi, per non più di due mesi, potevano portare al braccio un segno di lutto.

  • Era obbligatoria la vaccinazione contro il vaiolo. E poiché anche allora l’ignoranza faceva emergere qualche no-vax, i magistrati del popolo dovevano fare in modo che «non s’interponga alcuna autorità o tenerezza dei genitori».

  • Ragazzi e ragazze dovevano frequentare le scuole elementari per imparare «il leggere, lo scrivere, l’abbaco, i doveri; e in altre scuole, le arti». I magistrati del popolo erano tenuti a far rispettare questi obblighi.

 

La Giustizia, la religione e i Seniori di San Leucio 

 

  • I magistrati del popolo, detti «Seniori», venivano eletti «in solenne adunanza civile dai capi famiglia, per bossolo secreto e maggioranze di voti».

  • I Seniori avevano il compito di dirimere e giudicare le contese civili. «Le sentenze, in quanto alle materie delle arti della colonia, erano inappellabili». La loro autorità era limitata alle colpe più lievi e all’applicazione degli adempimenti legislativi e statutari. I Seniori restavano in carica per un anno.

  • Per reati di maggiore gravità dei cittadini di San Leucio, la competenza passava ai Tribunali ordinari e ai magistrati del Regno. In questi casi il cittadino accusato perdeva i benefici di appartenenza alla colonia fino ad un eventuale giudizio di innocenza. Se condannato veniva espulso dalla colonia.

  • Nei giorni festivi era fatto obbligo di santificare la festa e dar conto del lavoro svolto durante la settimana. Gli abili alle armi dovevano compiere addestramento militare perché il loro primo dovere era verso la Patria: che «col sangue e con le opere dovrete difenderla ed onorarla».

Ferdinando concludeva l’editto con: «Queste leggi io vi do, cittadini e coloni di san Leucio. Voi osservatele, e sarete felici».

 

Il socialismo di San Leucio unico nella storia

 

In effetti la colonia “socialista” di San Leucio non deluse le aspettative. Secondo Pietro Colletta i duecentoquattordici coloni iniziali diventarono ottocentoventitré dopo quarant’anni.

Nel 1997 l’Unesco ha inserito questo industrioso villaggio con il suo Complesso monumentale del Belvedere, e insieme alla Reggia di Caserta e all’Acquedotto Vanvitelliano tra i siti Patrimonio dell’Umanità.

Significativa la motivazione che ritiene l’esperienza della colonia di San Leucio «una tappa fondamentale della cultura illuministica settecentesca e dello sviluppo industriale e tecnologico nel territorio campano, sul quale ancora oggi operano opifici e industrie che si richiamano all’antica attività manifatturiera».

 

La sensibilità imprevista del re Lazzarone

 

Chi avrebbe mai detto che il re Lazzarone potesse arrivare a tanto. Eppure, nella colonia di San Leucio fece ancora di più, anche se non realizzò il sogno di dare vita a Ferdinandopoli. Gli eventi politici e militari che sconvolsero la fine del XVIII secolo glielo impedirono.

Nel suo editto si ricordò anche degli indigenti, degli orfani, e dei disabili. Si impegnò a provvedere egli stesso alla loro sussistenza e all’educazione istituendo una Cassa apposita.

Riuscì persino a realizzare un embrione di quella che oggi è la sanità pubblica. L’incarico era conferito ai Seniori. Avrebbero dovuto vigilare sulla “nettezza delle abitudini” con particolare attenzione alla visita degli infermi:

«dovranno giornalmente fare, per darmi distinto ragguaglio del numero di essi, in unione col medico, delle qualità delle malattie, e de’ soccorsi straordinarii, di cui necessitassero».

 

San Leucio solidarietà e arte serica

 

Previde una “Casa degli infermi”, un vero ospedale per accogliere tutti «coloro che saranno attaccati da morbi contagiosi, tanto acuti che cronici».

Dalla Real Colonia Serica di San Leucio sono stati prodotti pezzi unici di straordinaria fattura. Tende, arazzi, broccati che arredano stanze della Reggia di Caserta, del Vaticano, del Quirinale, di Buckingham Palace, di Palazzo Chigi e della Casa Bianca.

Nel 1861 con l’Unità d’Italia il setificio, passato nella disponibilità dei Piemontesi, fu privatizzato. Gli operai di quella fantastica esperienza aprirono delle piccole aziende a conduzione familiare continuando a produrre stoffe di grande pregio. Nel 1992 i setifici maggiori hanno formato il Consorzio San Leucio Seta, per la tutela e la promozione della loro produzione serica.

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