Il re lazzarone
Personaggi storici

Ferdinando IV, re lazzarone: plebeo, bonario poi spietato

Per la storia è Ferdinando I delle Due Sicilie. Anche se in pratica lo fu solo dal 1816 al 1825, data delle sua morte. Al contrario dall’età di otto anni e per altri 57 fu Ferdinando IV di Borbone Re di Napoli. Per i lazzari, i suoi sudditi più fedeli, era il Re Nasone. Tuttavia le sue frequentazioni e molti tratti del suo comportamento lo hanno reso famoso come Re Lazzarone.

Oggi lo ritroviamo come “testimonial” di una delle più pubblicizzate marche di caffè. Quello che ti fa sentire un Re.

Primo sovrano della Casata Borbone nato a Napoli meritò a pieno titolo l’appellativo di Re Lazzarone. Dei lazzari napoletani racchiuse tutti i caratteri distintivi. Ma in particolar modo quelli meno edificanti.

 

La mancata istruzione di Re Nasone

 

Era triviale, superstizioso, scaltro, infido e ignorante. Portatore di un’ignoranza allo stato puro anche se non per colpa sua.

Il padre era il grande Carlo III che per una serie di circostanze dovette lasciare il trono di Napoli per occupare quello di Spagna.

E Ferdinando divenne re di Napoli. Ma all’epoca aveva otto anni per cui il padre ne affidò la Reggenza a Bernardo Tanucci e l’istruzione al principe di San Nicandro.

Ottima scelta quella del Tanucci. Ma verrebbe da chiedersi come abbia fatto un sovrano accorto come Carlo III a scegliere quell’altro per l’educazione del figlio. Infatti, il principe di San Nicandro era un vero gentiluomo ma non poteva insegnare nulla, perché era lui stesso privo di istruzione.

Le ore dello studio erano sostituite dal gioco. I suoi amici erano ragazzi della plebe. Era rozzo e prepotente. Forte della sua posizione si divertiva con scherzi stupidi e carognate.

All’epoca i liparioti formavano la guardia privata del sovrano. Una sorta di corazzieri. Ferdinando per le sue bravate ne costituì un battaglione. Era formato da giovani malandrini alla sua stregua ma a lui fidati. Si fece loro generale e con loro si divertiva giocando a fare la guerra.

Era vile e superstizioso oltre misura. Il suo aspetto fisico non era gradevole. Appare chiaro anche nei quadri che lo ritraggono. I suoi contemporanei lo descrivono come alto, smunto, con un difetto alle ginocchia che lo costringeva a camminare dondolando e quasi barcollando.

L’attività ginnico sportiva era intensa e quotidiana. Quindi alcune parti del suo corpo si erano sviluppate più alla stregua di uno scaricante di porto che a quelle di in raffinato signore. Che del resto non era. 

 

Era refrattario alla scrittura e ‘allergico’ alla lettura

 

Alla corte di Napoli si parlava spagnolo, italiano e francese. Poi con la regina Maria Carolina anche il tedesco.

Re Nasone parlò sempre e solo in napoletano. E se ne vantava. Si dice, ma non si fa fatica a crederlo, che in tutta la sua vita non abbia mai aperto un libro.

Era talmente restio alla scrittura che per i Consigli di Stato, ai quali non poteva sottrarsi, pretese che fossero eliminati i calamai dalla sala.

Odiava persino firmare per cui arrivò a sostituire la firma di suo pugno con una stampiglia.

Anche quando diventò maggiorenne fece regnare Bernardo Tanucci. Dopo il matrimonio e con la nascita del primo figlio, Maria Carolina entrò di diritto nel Consiglio della Corona. E di fatto assunse il potere nel Regno di Napoli.

 

Maria Carolina d’Asburgo-Lorena

 

Maria Carolina era sorella di Maria Antonietta, e l’esatto opposto del re, suo marito. Si era sposata con Ferdinando perché due delle sue sorelle erano morte prima di sposarlo. E Ferdinando la sposò a malincuore. Superstizioso com’era, considerò le donne di quella dinastia delle iettatrici.

La madre della sposa, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, non era certo più entusiasta di lui. Ma la ragion di Stato era più importante. Però prima ancora di conoscere a fondo Ferdinando raccomandò alla figlia di restare “tedesca”. E di fingersi napoletana solo nelle cose prive di importanza.

La principessa proveniva dall’ambiente colto e raffinato della corte asburgica. Adeguarsi a quello grossolano della corte borbonica non era facile.

Questo contrasto tra raffinatezza asburgica e volgarità borbonica emerse subito. Già dall’arrivo della futura regina, accompagnata dalla cognata e dal fratello Leopoldo.

Gli Asburgo già altezzosi e con la puzza al naso, rimasero sconvolti conoscendo meglio Ferdinando. Con le sue bravate da bambino scostumato gli apparve poco più che un ritardato.

Ma queste performance furono ben poca cosa rispetto alla realtà che si presentò qualche anno dopo all’imperatore. Infatti, Giuseppe II, padre di Maria Carolina, arrivò in visita a Napoli.

E rimase scioccato conoscendo il vero Ferdinando IV. Aveva le paure di un bambino, giocava con i servi e la gente di strada. E come se non bastasse tirava calci e pugni a tutti. Compresi la regina, sua moglie e l’imperatore stesso.

Inoltre, ma questo non è un mistero, non volle nemmeno affrontare discorsi seri sui problemi dello Stato.

 

Limiti e virtù del Re Lazzarone

 

Gli ambienti di corte accolsero con grande simpatia Maria Carolina, per lo stile e la cultura che trovarono in lei. Presto la regina si guadagnò la simpatia anche della plebe.

Ma si tratta di un sentimento che non fu mai corrisposto, perché l’asburgica non si riconobbe mai nelle abitudini e nella cultura napoletana.   

Nonostante i limiti di natura intellettuale il Re Lazzarone non era uno stupido né un incapace.

Era un abilissimo spadaccino, ottimo cavaliere e tiratore infallibile. Grandissimo cacciatore e pescatore non di meno.

Infatti, per la maggior parte del suo tempo si divideva tra le sue riserve di caccia e le rive del lago Fusaro.

Non mancò nemmeno di farsi onore come amatore. Tuttavia, le sue amanti più che dame di corte erano contadinotte, popolane e cameriere.

Il Re Lazzarone non fu un cattivo sovrano sotto il profilo umano, tranne che per un triste periodo. Non per niente era adorato dal popolino.

Di meno dalla borghesia e dalla nobiltà. Una dicotomia che costò migliaia di vite umane.

Infatti, il 12 gennaio 1799 il generale Pignatelli, vicario del Re fu costretto a firmare un armistizio con i Francesi.

Ferdinando si trovava in Sicilia per sfuggire all’esercito napoleonico. I lazzari insorsero in difesa della città e riuscirono a farlo fino al 20 gennaio.

 

I lazzari difendono la città dai Francesi

 

In quella data i napoletani filofrancesi, nobili e borghesi, riuscirono a prendere Castel Sant’Elmo e dalla fortezza bombardarono alle spalle i fedelissimi del Re.     

Fu una strage: tremila vittime tra i civili. Grazie a quest’azione fratricida i Francesi poterono entrare in città e fornirono il sostegno necessario alla nascita della Repubblica Napoletana.

Il 7 maggio però i Francesi furono richiamati e dovettero abbandonare Napoli. I repubblicani si trovarono senza protezione.

Fu allora che il cardinale Fabrizio Ruffo con il suo Esercito della Santa Fede, a nome del re Borbone iniziò a risalire rapidamente la Calabria.

I 25mila Sanfedisti si ricongiunsero ai lazzari di Fra Diavolo e con la copertura del fuoco d’artiglieria delle navi inglesi abbatterono la Repubblica Napoletana.

Il Cardinale scelse la strada della pacificazione e fece firmare una capitolazione onorevole con l’obbligo ad abbandonare il regno.

Ma Ferdinando era troppo pieno di rancore. In più istigato dalla moglie e dal segretario di stato John Acton, nonché forte della presenza della flotta inglese, tradì la sua indole tollerante con un’azione ignobile. Destituì il cardinale Ruffo e invalidò l’atto di clemenza.

 

Pene durissime per i rivoluzionari della Repubblica Napolitana

 

Come conseguenza vennero arrestate ottomila persone che a qualsiasi titolo avevano avuto a che fare con la Repubblica. Di questi, 124 furono condannati a morte, 222 all’ergastolo, 288 deportati, 67 esiliati e 322 condannati a pene minori.

Tra le vittime: Mario Pagano, Domenico Cirillo, Eleonora Pimentel Fonseca e Luisa Sanfelice. Quest’ultima fu coinvolta inconsapevolmente in questi fatti. Ma Ferdinando per sua scelta rifiutò ostinatamente di graziarla, nonostante le innumerevoli intercessioni.

Il Re Lazzarone nonostante la sua indiscussa ignoranza fu tutt’altro che disattento alla cultura e al progresso.

Anche, o forse soprattutto, grazie a Bernardo Tanucci. Questi era un giurista toscano che divenne uomo di fiducia di Carlo III, ricoprendo le massime cariche ministeriali del Regno di Napoli. Ovvio quindi che il re prima di partire per sedere sul trono di Spagna affidasse alla sua guida il giovane Ferdinando, di appena 8 anni.

 

Bernardo Tanucci, l’ombra ‘illuminata’ di Ferdinando IV

 

In pratica si potrebbe dire che da quel momento Tanucci divenne la mente illuminata di Ferdinado IV. Non solo fino alla maggiore età ma anche in seguito. Fino al momento in cui Maria Carolina riuscì ad estrometterlo, prendendo lei le redini del regno per indirizzarlo verso una posizione antispagnola.

Tuttavia, non fu un passaggio indolore perché alla politica illuminata del Tanucci si sostituì la politica capricciosa e vendicativa di Maria Carolina.

Fu Bernardo Tanucci ad affermare la laicità dello stato e ad abolire i diritti feudali della nobiltà e del clero. Su quest’ultimo fronte trovò il pieno consenso del re. Infatti, Ferdinando mal sopportava monaci, preti e prelati. In particolar modo detestava i Gesuiti che fu lieto di cacciare dal regno quando si presentò l’occasione.

Tanucci diede un impulso importante alla modernizzazione della Giustizia ma spesso spingeva troppo sulla tassazione e non era particolarmente amato dal popolo. Resto al governo per ben 40 anni.  

 

La grandi opere del Re Nasone

 

Grazie alla guida discreta di Tanucci, Ferdinando IV realizzò:

  • Le Manifatture di San Leucio divenute patrimonio dell’Unesco.

  • Nel 1762, commissionò all’architetto Fuga il cimitero delle 366 fosse, il primo sepolcreto per i poveri e gli ultimi.

  • Nel 1778 trasferì nel Palazzo reale la splendida Fabbrica di Arazzi. Purtroppo, distrutta durante i moti rivoluzionari del 1799.

  • Nel 1778 fece realizzare dal figlio di Luigi Vanvitelli, Carlo, quella che oggi è la Villa Comunale di Napoli.

  • Nel 1783 i cantieri navali di Castellammare di Stabia.

  • Nel 1787 istituì la Reale Accademia Militare attualmente Scuola Militare Nunziatella.

  • Nel 1791 il Teatro San Ferdinando nella zona di Ponte Nuovo.

  • Nel 1816 fece iniziare i lavori della Basilica Reale Pontificia di San Francesco di Paola, in piazza Plebiscito di fronte al Palazzo reale di Napoli. Ferdinando volle che fosse eretta per ringraziare il Santo che aveva interceduto per il suo ritorno a Napoli. 

 

Il matrimonio morganatico e la morte del re lazzarone

 

Ferdinando IV è stato un personaggio poliedrico. Lazzarone in primo luogo ma anche lungimirante, tollerante, spietato, grossolano, intelligente, generoso, ostinato, superstizioso, scostumato, ingordo, leale, rancoroso.

Durante uno dei suoi soggiorni forzati in Sicilia incontrò il grande amore della sua vita: Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia.

Alla morte del marito, principe Benedetto III Grifeo, Ferdinando che all’epoca aveva 63 anni la sposò con matrimonio morganatico. Lucia ne aveva 44 ed era madre di sette figli.

Il Re Nasone morì il 4 gennaio 1825 all’età di 73 anni e fu seppellito nella basilica di Santa Chiara dove si trova la cripta dei Borboni delle Due Sicilie.

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5 commenti

  • anna maria cattaneo della volta

    L’ ignoranza di Domenico Cattaneo è un falso storico, era Consigliere di Stato e Gentiluomo di Camera di Carlo di Borbone da 20 anni, quando nel 1759 gli è stato affidato il futuro re. Carlo di Borbone lo conosceva bene, gli aveva affidato, come tutore, tutti i suoi figli. L'”ignorante”, futuro re, Ferdinando è stato educato anche nel Palazzo Cattaneo, e come Carlo, ha declinato in tutti i suoi palazzi reali, per diffonderla nel suo regno, la Antiquissima Italorum Sapientia, con la guida morale ed economica di Domenico, suo tutore, ambasciatore e consigliere di stato dal 1740.

  • gilda rossi

    Più che un commento desidererei essere aiutata nella ricerca di alcuni particolari della vita di corte di Ferdinando IV di Borbone. Leggo e leggo biografie, ricerco dappertutto ma non riesco a sapere a chi fosse affidata la sua salute, ovvero chi era il suo medico di fiducia, colui che accompagnava Sua Maestà in carrozza nelle terre di Gaeta.
    Se qualcuno pensa di potermi aiutare gliene sarei grata.
    Gilda Rossi

    • Enzo Abramo

      Su Napolinpillole Ferdinando IV è presente in molti articoli oltre che su quello dedicato a lui. Il suo medico personale era il dottor Vairo ma venne sostituito da Domenico Cotugno per i motivi illustrati nell’articolo dedicato a quest’ultimo. Gli articoli dove sicuramente ci sono notizie che riguardano Ferdinando IV sono quelli su Padre Rocco, le 366 fosse, la zuppa di cozze. Due libri che danno una fotografia completa della sua personalità oltre che della sua storia sono: “I Borboni di Napoli”, di Alexandre Dumas e “Il Re Lazzarone” di Giuseppe Campolieto.

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