Stadio San Paolo
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Stadio Maradona stregato o nostalgia San Paolo?

Lo stadio San Paolo di Napoli fu intitolato a Maradona quasi immediatamente dopo la morte di D10s. Un “santo subito” a furor di popolo che non diede nemmeno il tempo di riflettere a chi invece avrebbe dovuto.  Il fuoriclasse argentino morì il 25 novembre 2020.

Dopo appena 9 giorni, il 4 dicembre 2020 la giunta De Magistris al completo approvò la delibera che trasformava il San Paolo in Stadio Diego Armando Maradona.

Un’anomalia senza precedenti. Di regola queste intitolazioni dovrebbero avvenire a dieci anni dalla morte. Ma l’onda emotiva fu tale che per amore o per demagogia, nessuno ebbe il coraggio di chiedere un attimo di riflessione.

L’ipotesi San Paolo-Diego Armando Maradona fu scartata a larghissima maggioranza. Anche se esiste un precedente di tutto rispetto. Lo stadio Meazza di Milano è più noto come San Siro. Ufficialmente è registrato come Stadio Giuseppe Meazza. Ma nessuno si è mai sognato di cancellare quel San Siro che nell’immaginario collettivo è la Scala del calcio.

 

San Paolo come San Gennaro

 

A Napoli invece è successo il classico caso della gatta che per la troppa fretta fece i figli ciechi. Un cambiamento troppo repentino. Al punto che tantissimi tifosi, e gli stessi telecronisti continuano a chiamarlo San Paolo. Salvo correggersi un attimo dopo.

Qualsiasi napoletano è orgoglioso che lo stadio sia dedicato ad un mitico figlio adottivo della città. Ma nel tempo si sono creati alcuni distinguo.

Complici le clamorose disfatte rimediate dal Napoli al Maradona, una fetta di tifoseria rimpiange il mitico San Paolo.

Un clamoroso ripensamento non unico nella storia di Napoli. Il caso precedente riguardò niente di meno che San Gennaro.

Cominciò tutto il 24 gennaio del 1799. Gli odiati francesi erano entrati in città a sostegno della neonata Repubblica Napoletana. Nello stesso giorno si sciolse il sangue di San Gennaro. Una strana coincidenza visto che il sangue si scioglie solo a maggio, a settembre e qualche volta a dicembre.

Passarono solo tre giorni e il 27 gennaio il sangue si sciolse di nuovo alla presenza del generale Jean Étienne Championnet, commosso fino alle lacrime. Di fronte a questi eventi tanto straordinari, l’arcivescovo Zurlo affermò che la Repubblica era protetta dalla “divina provvidenza”.

I lazzaroni erano stati gli unici eroici difensori della città contro i francesi. È in migliaia avevano perso la vita. Ma erano abbastanza creduloni. Videro in questi presunti miracoli un segno di benevolenza del Patrono per la neonata repubblica.

 

San Gennaro esonerato e poi richiamato

 

Di conseguenza riposero tante speranze nei nuovi governanti. Che nel giro di qualche settimana partorirono i nuovi e “rivoluzionari” provvedimenti. Ma i lazzaroni che erano ignoranti ma non fessi si resero conto che per loro più che poco, non c’era niente.

La delusione fu la stessa che provano i tifosi dopo una cocente sconfitta. Ma non essendoci una squadra e un allenatore da crocifiggere se la presero con San Gennaro. Quelle due liquefazioni impreviste furono considerate un ingiustificabile voltafaccia. Una collusione con i giacobini. Ritenuto colpevole di alto tradimento San Gennaro fu esonerato. 

Al suo posto fu ingaggiato Sant’Antonio da Padova. Venerato dai Sanfedisti.

San Gennaro fu riabilitato solo nel 1815, dopo la fine del decennio francese e il ritorno a Napoli di Ferdinando IV, il re più amato dai lazzaroni.

Tuttavia, san Gennaro dovette rimanerci molto male, perché i suoi devoti si erano lasciati manipolare dai francesi piuttosto che credere in lui.

Tanto più che quei “miracoli” a lui attribuiti erano fasulli. Semplici manipolazioni ad arte per ottenere un entusiastico consenso popolare. Cosa che avvenne. Sia pure per un tempo molto limitato.

 

San Paolo apostolo guerriero

 

Un antico detto recita: «scherza con i fanti ma lascia stare i santi». Tanto più se questo santo è il guerriero Paolo di Tarso, convertito all’amore sulla strada di Damasco. Ma di certo non dimentico dei suoi valori e della sua dignità.

Essere cancellato con un colpo di spugna in pochi giorni non farebbe piacere a nessuno. Figurarsi ad un santo che prima di diventare apostolo era un uno spietato persecutore di Cristiani.

Come quelli che, secondo la leggenda, venivano mandati nell’arena per essere sbranati dai leoni. Anche il San Paolo era la fossa dei leoni, ma dopo l’estromissione del titolare, sembra essere diventato un pascolo di pecorelle. Ancor più quest’anno dove il Frosinione viene a umiliare i campioni d’Italia per 4-0.

Ovviamente si scherza ma non si può trascurare la scaramanzia. I napoletani sono ritenuti, a torto o a ragione, molto superstiziosi. Ma quello che invece è certo è che la quasi totalità dei tifosi, non solo napoletani, affronta le partite con proprie ritualità scaramantiche.

Quindi è inutile puntare sulla ragione. È necessario che il Napoli torni a vincere al Maradona per scongiurare la nascita di fazioni contrapposte, e sempre più accanite.

 

Stadio Maradona, stadio San Paolo: è scontro sui social

 

Lo scorso anno, questi scontri furono già furiosi sui social. Bastò che qualcuno scrivesse: «Secondo me dobbiamo ritornare al San Paolo perché il Maradona porta sfiga» per beccarsi una valanga di insulti. I favorevoli approvano con una timidezza fantozziana, per evitare di entrare nel mirino degli integralisti. Nella più gentile delle ipotesi verrebbero aggrediti con un: «stai zitto imbecille che non capisci un c…».

Ma questo è il normale livello delle più accese discussioni su Facebook. Inevitabile perché tutti possono esprimere il proprio pensiero, anche il più insulso. Commentano tante persone perbene e preparate ma quelle sguaiate e ignoranti sono troppo e troppo attive.

L’unico rimedio è non lasciarsi trasportare in certe discussioni. Ricordarsi delle parole di Oscar Wilde: «Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza».

Comunque, si scherza perché è chiaro che le défaillance del Napoli non sono dovute a nessuna maledizione esoterica. Certo se queste coincidenze dovessero continuare… un esorcista potrebbe dire la sua!

 

Ma come finirà questa storia?

 

La fazione dei razionalisti non crede naturalmente in queste “sciocchezze”. Ma sull’altro fronte ci sono anche i nostalgici. Quelli che ricordano il San Paolo come uno stadio che incuteva paura agli avversari già prima che scendessero in campo.

Del resto, è al San Paolo che lo stesso Maradona ha trascinato il Napoli alla conquista di due scudetti.

Ma è inutile accaldarsi troppo. Ormai quello stadio è il Maradona e tale resterà. I napoletani si abitueranno a sentirlo come il loro stadio, senza continui lapsus. E magari chissà, col tempo prevarrà il modello milanese. Allora coabiteranno, senza urtare la sensibilità di nessuno, Maradona e San Paolo.   

Anche perché il Maradona calciatore non lascia spazio per nessun altro nel cuore dei napoletani. Ma lo stadio nell’immaginario collettivo, piaccia o non piaccia, resterà sempre il San Paolo.

© Riproduzione riservata

Foto stadio San Paolo, 3 giugno 2006. Licenza Creative Commons. napuliker

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