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Tradizioni

Smorfia napoletana: origini, Lotto e Tombola

La Smorfia napoletana è una sorta di manuale per il giocatore del Lotto o della Tombola. È un libro che dovrebbe fornire gli strumenti per interpretare sogni, eventi o situazioni da tradurre in 90 numeri da giocare al Lotto.

Il significato della parola smorfia, in questo caso, è chiaramente riconducibile ad un’alterazione semantica del nome di Morfeo, dio greco del sonno e dei sogni, figlio di Ipne e di Notte.

Le origini della Smorfia sono incerte perché provenienti dalla tradizione orale di una numerologia cabalistica.

La correlazione con la Cabala ebraica sembra essere quella più convincente. Mentre appaiono piuttosto forzate le teorie che vorrebbero risalire agli antichi libri dei sogni.

 

Artemidoro di Daldi e Pitagora

 

Ipotizzare che Artemidoro di Daldi dal II secolo abbia potuto ispirare la Smorfia napoletana passando per la Cabala ebraica sembra alquanto improbabile. Anche perché l’analisi dello studioso greco è speculativa ma non sistematica.

Ancora più inverosimile sembra essere la connessione con l’aritmosofia, cioè la legge dei numeri che riordinano il Kaos, di Pitagora e i suoi discepoli.

La vicinanza con la Cabala ebraica invece è supportata anche nella terminologia comune. Infatti la Smorfia è anche detta Cabala napoletana. E in tanti sono convinti che i due termini siano equivalenti.

In realtà la Cabala o Kabbalah ebraica è un insieme di insegnamenti che cercano di spiegare la natura dell’universo e dell’uomo.

Lo fa cercando di associare dei numeri a dei nomi e svelare attraverso forme mistico-esoteriche la verità nascosta dalle apparenze.

Secondo la Cabala, nella Bibbia parole, segni e lettere hanno sempre un significato nascosto che deve essere interpretato.

La Smorfia invece cerca le associazioni tra il significato nascosto dei sogni o eventi particolari.

 

Dalla tradizione orale ai numeri illustrati

 

Per la Smorfia il lento passaggio dalla tradizione orale alla forma scritta fu reso ancora più complicato dall’analfabetismo che all’epoca era pressoché totale tra la popolazione.

Per risolvere questo problema inizialmente bisognò abbinare un’immagine ad ognuno dei novanta numeri.

Binomio parola immagine che è rimasto inalterato nella Smorfia anche adesso che tutti sono alfabetizzati. Anzi sarebbe impensabile il cartellone della Tombola senza le immagini.

Il primo libro organico della materia comunque fu il Divinatore Universale del Lotto che in epoca borbonica era il vangelo di ogni Regio Lotto.

Solo dopo molti anni fu rimpiazzato dalla Smorfia che però, contrariamente a quanto si crede, non esiste soltanto nella versione napoletana. Ne esistono molte altre in varie regioni d’Italia.

Quella classica napoletana rimane però tuttora sovrana anche se attualmente è disponibile una Smorfia moderna che riunisce in un solo volume tutte le smorfie regionali italiane.

Ma qualunque sia la Smorfia la sua funzione è sempre uno strumento per il gioco del Lotto.

 

La Smorfia e l’approdo del Lotto a Napoli

 

Il Lotto nacque a Genova intorno alla metà del 1500 ma solo quando arrivò a Napoli, 150 anni riuscì ad attecchire come l’erba cattiva.

Ingolosiva in particolare gli strati più poveri della popolazione perché sembrava una scorciatoia per uscire dalla miseria. Ma anche la borghesia non fu immune al contagio.

Una situazione che accomunò nello destino sciagurato classi sociali tanto differenti. 

Tra l’Ottocento e il Novecento il gioco del Lotto assunse a Napoli forme incontrollate.

Una piaga che suscitò l’indignazione e la preoccupazione di tanti intellettuali. In primo luogo di Matilde Serao che iniziò una vera e propria crociata contro questo gioco.

Nel 1884 con Il ventre di Napoli e ancor più nel 1902 con Il paese di cuccagna fotografò la follia che accecava gran parte dei napoletani e li portava a cercare un difficile colpo di fortuna a rischio di un ben più probabile tracollo.

 

La Smorfia e i sogni significativi

 

Il principio su cui si fonda la Smorfia è che tutto quello che accade intorno a noi o nei sogni ha un significato. Deve solo essere interpretato e tradotto in numeri.

Non si tratta di un testo scientifico per cui spesso esprime in forme allegoriche e si fonda molto sulla fantasia di chi lo consulta.

Eppure ci sono persone che sono fermamente convinte dell’affidabilità di questo libro. E persino quelli che hanno studiato e messo nero su bianco dei consigli per ottenere un sogno valido ai fini interpretativi.

La prima distinzione viene fatta tra sogni organici e sogni intuitivi. I primi causati dalle sensazioni fisiologiche o ambientali come fame, sete, malesseri, febbre, caldo, freddo, tanto per rendere l’idea. Questi sogni sono irrilevanti.

Al contrario i sogni intuitivi sono quelli utili all’interpretazione. Sono caratterizzati da visioni, allucinazioni, premonizioni e fenomeni divinatori o straordinari.

Ma è fondamentale che non siano influenzati da nessun fattore esterno o fisico. In altre parole devono avvenire durante un sonno beato.

Allo scopo sono utili delle accortezze. La cena deve essere leggera per evitare digestioni difficili, causa di sonni agitati.

Anche la posizione da tenere durante il sonno ha la sua importanza per cui è preferibile dormire bocconi, cioè a pancia in sotto.

Inoltre i sogni non devono essere spiegabili con eventi vissuti di recente o situazioni che condizionano la vita reale del “sognatore”.

 

Le regole non scritte

 

Esistono poi delle regole non scritte ma scontate per i giocatori abituali. Come ad esempio ripetere per tre volte la giocata.

O non confidare a nessuno i numeri ricevuti in sogno perché perderebbero la loro validità.

Anzi anche dopo la vincita è meglio tacere. Potrebbe succedere come a  Bertolini nel film Non ti pago, tratto dall’omonima commedia di Eduardo De Filippo

Ferdinando Quagliarulo, interpretato dallo stesso Eduardo, è gestore di un Banco Lotto e lui stesso accanito e sfortunato giocatore. Mario Bertolini (Peppino De Filippo) suo impiegato è invece molto fortunato e vince una quaterna di 4 milioni.

Però commette l’errore di confidare al titolare che i numeri vincenti, 1-2-3-4, gli sono stati dettati in sogno da Quagliarulo padre.

Da questa confidenza nasce una disputa che rischia di arrivare a conseguenze tragiche perché Quagliarulo si rifiuta di pagare la vincita al suo impiegato, ritenendo che tocchi a lui in quanto i numeri sono stati dettati da suo padre a Bertolini ma solo per farli arrivare a lui che è il figlio.

 

Il re, il frate e la Tombola

 

La Smorfia è essenziale anche per Tombola, una sorta di Bingo fatto in casa. Infatti la tombolata è il gioco che tradizionalmente accompagna il dopo cena delle due vigilie, Natale e Capodanno.

Nella Tombola la Smorfia non serve per interpretare ma solo a fornire i 90 numeri che saranno estratti dal panariello, generalmente a rotazione, da uno dei giocatori. 

Tra questi croupier occasionali, i più bravi riescono a fornire in maniera brillante insieme al numero il significato corrispondente sulla Smorfia, che molto spesso è ambiguo e triviale.

Per il gioco si acquistano delle cartelle con tre righe di 5 numeri. La cifra raccolta viene ridistribuita tra i vincitori. Paradossalmente questa formula farebbe annoverare la Tombola tra i giochi d’azzardo. Ma le puntate sono talmente irrisorie che vincite e perdite si riducono a pochi euro.

La Tombola napoletana nacque nel 1734 e fu causata dalla sospensione natalizia del gioco del Lotto dopo una dura contesa tra Carlo III di Borbone e il frate domenicano Gregorio Maria Rocco, temutissimo e intransigente fustigatore di costumi.

Motivo del contendere era proprio il gioco del Lotto. Il re era fermamente convinto della necessità di ufficializzarlo per portare ossigeno alle casse del regno.

Il frate si opponeva con tutte le sue forze ritenendolo gioco immorale e causa di rovina per tanti suoi fedeli.  

 

Un accordo sbilanciato

 

Nell’apparenza un confronto impari quello tra un re e un frate. Tanto più che se il re non ha troppa considerazione del clero.

Ma padre Rocco era di un’altra pasta. Aveva un carisma particolare, grande credibilità e un ampio seguito popolare.

Alessandro Dumas padre lo ritiene più potente a Napoli del Sindaco, dell’Arcivescovo, ed anche del Re.

Infatti Carlo III prima e Ferdinando IV dopo con lui preferirono mantenere sempre una via diplomatica.

In quest’occasione l’accordo fu raggiunto a tutto vantaggio del re. L’unica concessione ottenuta da padre Rocco fu alquanto misera anche se forse servì a salvare le apparenze.

Nei fatti il gioco fu ufficializzato e le estrazioni si susseguirono regolarmente per tutto l’anno. Tranne la settimana di Natale perché i fedeli non dovevano essere distratti dai loro obblighi di preghiera.

I napoletani non apprezzarono per niente questa sospensione. Non avevano alcuna intenzione di rinunciare all’amato gioco per ottemperare agli obblighi spirituali durante le festività natalizie.

Così crearono la Tombola per riprodurre in miniatura l’emozione del gioco del Lotto.    

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