Giovanna I d'Angiò
Personaggi storici

Giovanna I d’Angiò, scaltra e spregiudicata regina di Napoli

Giovanna I d’Angiò di sicuro non era Maria Teresa d’Austria ma nemmeno era quella civetta che i suoi detrattori volevano dipingere. Si ritrovò impreparata sul trono di Napoli in un momento storico molto complesso.

Aveva appena 16 anni e non era per niente preparata a quell’incarico tanto gravoso. Su quel trono ci era arrivata quasi per caso.

Nessuna donna prima di lei era stata regina di Napoli. E non aveva ricevuto nemmeno l’educazione necessaria per governare un regno.

La responsabilità della sua formazione era stata affidata alla nonna, Sancha di Maiorca che aveva come unico interesse quello di diventare suora clarissa.

Il papa si era rifiutato di farle prendere i voti ma lei si comportava come se di fatto fosse una monaca. Dovette aspettare il 1344 per spuntarla ed entrare in convento con il nome di suor Chiara di Santa Croce.

La formazione di Giovanna fu di conseguenza affidata totalmente alla balia, Filippa da Catania che negli anni divenne per la ragazza una seconda madre.

 

Giovanna, donna colta, libera  ed emancipata

 

L’orgoglio di essere la prima regina di Napoli non si rivelò un privilegio. Allora, come oggi, una donna al vertice trova molti ostacoli. Anche se è la detentrice di un potere assoluto, le malelingue spargono il loro veleno.

Giovanna era una donna colta e questo indispettiva ulteriormente i suoi denigratori. Era cresciuta in un ambiente frequentato da letterati e artisti del calibro di Giotto, Petrarca, Boccaccio. E per di più era uno spirito libero, emancipata e incurante dell’ostilità dei bacchettoni.

Ovvio che i puritani e i nobili ostili avevano terreno fertile per diffondere fantasiose e libidinose leggende sul suo conto.

In effetti Giovanna non si preoccupava più di tanto del giudizio morale sulle sue azioni né di avere qualche amante. Tanto più che le illazioni che la dipingevano come una famelica seduttrice erano fondate solo sui suoi quattro matrimoni.

Ma questi, tranne il primo, non ebbero nulla di anomalo. Due volte rimase vedova e il terzo l’abbandonò. Il quarto morì per lei nel tentativo di liberarla.

 

Giovanna I d’Angiò non è Giovanna II d’Angiò-Durazzo

 

Il vero problema di questa Giovanna è che viene scambiata con una sua discendente, Giovanna II erede di Carlo III d’Angiò-Durazzo, l’usurpatore del suo trono e mandante del suo assassinio.  

Giovanna II è quella che, secondo le leggende, definire depravata è un puro eufemismo. Era una specie di Circe che ammaliava e trascinava nel suo talamo giovani pescatori, valletti e plebei per poi eliminarli “dopo l’uso”.

Infatti, i palazzi dove andava a consumare i suoi “pasti libidinosi” erano dotati di botole nelle quali sarebbero stati buttati e ammazzati quei poveretti. Questo non era un atto di pura crudeltà ma un’atroce necessità.

Non poteva permettere che vi fossero testimoni di quello che avveniva nella sua alcova. Precauzione del tutto inutile: tutti sapevano delle sue perversioni.

Benedetto Croce nelle sue Storie e leggende napoletane racconta, di aver sentito dire che «la regina che andava in giro per le scuderie a godere l’uno dopo l’altro i suoi palafrenieri». Inoltre «… la sua orrenda morte da Pasifae in abbracciamenti non già con un toro, ma con un cavallo, del quale, sazia degli uomini, si era bestialmente innamorata».

 

Quattro matrimoni senza scandali

 

Il primo matrimonio di Giovanna I d’Angiò fu con Andrea d’Ungheria e finì come peggio non poteva. Formalmente si erano sposati, con dispensa papale, che lei aveva sei anni e lui otto.

Quando raggiunsero un’età più adeguata ad una coppia di sposi apparve chiaro che avevano ben poco in comune tra loro. Colta e raffinata lei. Grossolano e ignorante lui. Ma molto ambizioso.

Tant’è che non si rassegnava a fare il principe consorte e voleva condividere con la moglie il trono. Questa bramosia di potere suscitò la preoccupazione della nobiltà napoletana, che non gradiva questa eccessiva ingerenza nella politica del regno.

 A lungo andare i nobili si coalizzarono e, come spesso succedeva all’epoca, ordirono una congiura per assassinare Andrea. L’omicidio venne consumato presso il Castello angioino di Aversa,

sede di residenza prescelta dalla regina. Questo fece cadere su di lei molti dubbi e la certezza per il re d’Ungheria fratello di Andrea che il complotto fosse stato architettato da lei.

 

Giovanna I d’Angiò viene accusata di uxoricidio

 

Ma non era per niente vero, anche se ci vollero anni per far cadere i sospetti. Tuttavia, pur non avendo un ruolo attivo lei era al corrente e avrebbe potuto scongiurare la cospirazione. Cosa che non fece.

Comunque, l’omicidio di Andrea fornì al fratello Luigi il Grande l’occasione che stava aspettando. Cominciò quindi a organizzare una spedizione punitiva contro il Regno di Napoli.

Nel frattempo, Giovanna dopo due anni dalla morte di Andrea sposò in seconde nozze Luigi di Taranto, fratello di un suo ex amante.

Nel 1348, Luigi d’Ungheria iniziò la sua prima spedizione contro Giovanna e, senza nessun ostacolo da parte dei principi italiani, discese tutta la penisola e arrivò a Benevento.

Luigi di Taranto cercò anche di fermare gli ungheresi a Capua ma l’impresa fallì perché, come spesso accadrà anche in seguito, i soliti baroni si schierarono con il Luigi magiaro contro la propria regina.

 

Luigi d’Ungeria conquista Napoli ma è costretto a scappare

 

Il re venuto dal Nord entrò senza colpo ferire a Napoli. Ma i sogni di gloria si infransero contro un nemico bel più potente delle truppe napoletane: la peste nera.

Luigi il Grande fu costretto a una fuga precipitosa. Ovviamente non portò con sé tutto l’esercito ma lasciò truppe sufficienti a difendere il regno conquistato.

Giovanna, che era anche regina di Provenza, abbandonò Napoli quando si rese conto che sarebbe finita nelle mani del cognato, e si trasferì nella regione francese.

Intanto i napoletani da sempre insofferenti alle occupazioni straniere cominciarono, sia nobili che plebei, a creare problemi ai reggenti lasciati dal re ungherese.

Questo convinse Giovanna e il marito, che l’aveva raggiunta in Provenza, a tentare di riprendersi il trono di Napoli. Impresa che si rivelò tutt’altro che facile.

 

Luigi il Grande organizza una nuova spedizione

 

Tanto che Luigi in Ungheria ebbe tutto il tempo di organizzare una nuova spedizione, sbarcare a Manfredonia e ripresentarsi alle porte di Napoli. Ma neanche questa volta le cose andarono come aveva immaginato.

I suoi soldati, molti dei quali mercenari, stanchi di una guerra che durava da anni contro l’esercito angioino, il popolo napoletano, la nobiltà e, come se non bastasse, la peste vollero ritornarsene a casa. Al re non rimase altro che firmare la tregua e tornarsene in Ungheria.

Nel 1350, con la benedizione del papa, che nel frattempo l’aveva assolta da ogni responsabilità sulla morte di Andrea, Giovanna tornò sul trono di Napoli.

E con lei anche il marito Luigi di Taranto che, unico dei quattro, divenne re di Napoli. Gli altri come principi consorti avevano solo il titolo di duca di Calabria.

Dopo due anni di regno condiviso anche Luigi di Taranto passò a miglior vita. Ma in questo caso senza aiuti esterni.

Nel 1663 Giovanna sposò il re di Maiorca Giacomo IV. Il matrimonio durò tre anni perché lo spagnolo deluso dal “rendimento” della moglie che “non era stata capace di dargli un figlio”, l’abbandonò senza nemmeno regolarizzare la separazione.

 

Ottone di Brunswick quarto marito

 

L’ultimo principe consorte di Giovanna fu Ottone di Brunswick. Era il 1376 e per la regina di Napoli il peggiore quinquennio del suo regno.

Con la morte dell’unico figlio, nato dal primo matrimonio, rimase senza eredi. E si scatenò la lotta alla successione. La scelta di Giovanna ricadde dapprima sul cugino Carlo di Durazzo, che però per una serie di eventi divenne il suo peggior nemico.

Cercò di rimediare nominando Luigi d’Angiò come suo successore, ma ormai era tardi e ne scaturì un conflitto su cui ebbe un ruolo di protagonista anche la Chiesa.

Chiesa che non attraversava uno dei momenti migliori della sua storia. In pieno scisma d’occidente e con due papi in lotta tra loro.

L’atto finale della storia di Giovanna I d’Angiò fu rappresentato dalla vittoria di Carlo di Durazzo su Ottone di Brunswick ad Anagni. La regina si rifugiò nel Maschio Angioino. Ottone tentò un estremo tentativo per liberarla ma fu fatto egli stesso prigioniero.

Giovanna caduta nelle mani del cugino fu incarcerata nel castello del Parco di Nocera Inferiore. Da lì fu trasferita nella fortezza di Muro Lucano, dove venne assassinata per ordine del cugino, divenuto Carlo III.

Gustaf Wappers – Boccaccio legge il “Decamerone” alla regina Giovanna (Bruxelles, Museo delle belle arti del Belgio). Foto Georges Jansoone

© Riproduzione riservata 

2 commenti

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cookie policy Privacy policy Aggiorna le preferenze sui cookie