zuppa di cozze
Tradizioni

Storia della zuppa di cozze borbonica del giovedì santo

La zuppa di cozze con salsa forte di peperoni è un piatto tipico della cucina tradizionale napoletana. Un piatto povero nato nelle cucine reali di un sovrano napoletano.

In passato veniva consumata nel tardo pomeriggio del giovedì santo prima dello “struscio”, una passeggiata in forma pomposa caratteristica di quella giornata.

In pratica era la visita ai “sepolcri” allestiti nelle chiese, ma fino alla prima metà del Novecento assumeva un carattere di solennità.

Un rituale molto articolato che partiva dallo sfoggio del “vestito nuovo” e diventava occasione di socializzazione e incontro.

Ad uno studioso di antropologia culturale lo “struscio” avrebbe regalato innumerevoli spunti di indagine.

La zuppa di cozze invece può ben figurare in qualsiasi ricettario di cucina.

 

Il re pescatore vende a prezzi troppo alti

 

Ferdinando IV di Borbone
Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli

 

Le sue origini sono storico-romanzate più che frutto di una leggenda. Infatti i protagonisti di questa storia sono assolutamente coerenti con il loro vero carattere nella vita di tutti i giorni.

Primo fra tutti, Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli dal 1759 al 1816, con qualche interruzione. È famoso anche come il re lazzarone o il re nasone. E per non farsi mancare nulla anche come Ferdinando I delle Due Sicilie e Ferdinando III di Sicilia.

Quindi era uno ma diventava trino anche quando si metteva a tavola. Era un pozzo senza fondo. La sua voracità era causa di continue e disastrose indigestioni e coliche.

Era ghiotto di tutto ma pare lo fosse in maniera particolare dei frutti di mare. Abitualmente li pescava lui stesso. Nei laghi Patria e Fusaro quelli più pregiati. Sugli scogli di Posillipo e Marechiaro quelli più comuni  

E persino, non è una leggenda, cercava di vendere qualcosa a prezzi maggiorati. Insomma una sorta di Masaniello del XVIII secolo.

Da buona forchetta non si limitava a rimpinzarsi soltanto ma esigeva ricette molto elaborate.

Di conseguenza un piatto povero come la zuppa di cozze con ingredienti quali salsa forte di peperoni, aglio, olio, prezzemolo e pomodoro, mancava dei requisiti essenziali per arrivare sulla tavola del re.

 

Padre Rocco e le crapule di Ferdinando

 

Invece, ironia della sorte, vi arrivò ideata dal re stesso. Una misura necessaria per non irritare padre Gregorio Maria Rocco. Il domenicano che gli aveva “intimato” di limitare la sua voracità almeno nella Settimana Santa.

padre gregorio rocco
Il padre domenicano Gregorio Maria Rocco

Ferdinando era a suo modo molto religioso per cui non avrebbe mai trasgredito a cuor leggero agli obblighi del buon cristiano. Tanto più se questi obblighi gli venivano ricordati da padre Rocco che non era un monaco qualunque.

Secondo Alessandro Dumas: a Napoli era più potente del sindaco, dell’arcivescovo e del re stesso.

Ferdinando era amante del quieto vivere e rifuggiva qualsiasi inutile contrasto per cui mai si sarebbe contrapposto al domenicano. D’altro canto un’intera settimana di sia pur limitata astinenza era una prova troppo dura per un epulone come lui.

Si inventò quindi una soluzione di compromesso: ordinò ai suoi cuochi di “impoverire” per quella settimana i suoi sontuosi manicaretti.

 

Dalle cozzeche dint’ â connola alla zuppa di cozze

 

Tra questi una ricetta che aveva ideato lui stesso con le cozze che andava a pescare sugli scogli di Posillipo: le cozzeche dint’ ’a connola, le cozze nella culla. La culla era un grosso pomodoro di Sorrento imbottito con cozze e un raffinato impasto ad hoc.

 

Impepata di cozze
Impepata di cozze

Per il giovedì santo i cuochi rimossero i mitili dalla ricca culla e li collocarono in una più modesta zuppa.

Eppure il risultato fu superiore a qualsiasi aspettativa. Ferdinando ne fu entusiasta e come era sua abitudine trasmise questo entusiasmo ai nobili e ai funzionari di corte. Non alla regina Maria Carolina che detestava la cucina napoletana, pizza compresa.

Ben presto il successo travalicò le mura del Palazzo e arrivò anche alla borghesia. Infine al popolo che però dovette accontentarsi di un surrogato: le lumache presero il posto delle più costose cozze nella identica zuppa.

Per assaggiare la zuppa di cozze a Napoli  comunque non c’è bisogno di aspettare la settimana santa. Vi sono dei ristoranti tipici che, così come l’impepata di cozze, la servono tutti i giorni dell’anno.

I più famosi si trovano nella zona della Ferrovia tra Porta Capuana e Porta Nolana ma è possibile trovarne diversi anche in altri punti della città.

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2 commenti

    • Enzo Abramo

      Forse vanno considerati due elementi. Il primo è che Ferdinando IV è vissuto tra Settecento e inizio Ottocento, quando l’inquinamento non era quello attuale né tanto meno imperversavano i “cosiddetti” raschiatori dei semi di cozze. Ma principalmente va considerato che la scelta di Ferdinando, di pescare in determinati luoghi, non significa che lo dovesse fare proprio nel mese di aprile, a Posillipo, per prepararsi la zuppa di cozze del Giovedì santo.

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