torna maggio

Torna Maggio, ma non basta a risvegliare l’amore

Vincenzo Russo – Eduardo Di Capua – 1900 

Il profumo, i colori, l’incanto della primavera. Il mese di maggio segna il pieno risveglio della natura. Una dolcezza che secondo l’uomo innamorato in questi versi deve necessariamente contagiare. Allora come fa la sua amata a rimanere indifferente a tanta bellezza?

Come fa questa donna a dormire senza accorgersi che tutto intorno sta rinascendo e a non accorgersi del suo amore?

Dopo un anno, ormai ha consumato le pietre della strada davanti al suo balcone nella vana speranza di vederla affacciare.

Ma non c’è nulla da fare! Questa ragazza ha un cuore di pietra e resta indifferente all’uomo che la considera la sua primavera. La voce dell’amore si perde inascoltata tra le rose di maggio.

 

Una coppia vincente

 

Uno dei tanti successi confezionati dalla geniale coppia Vincenzo Russo ed Eduardo Di Capua. Gli stessi autori di Maria Marì e I’ te vurria vasà, canzoni conosciute in tutto il mondo.

Eduardo Di Capua ha composto sui versi di Giovanni Capurro quella che è ritenuta forse la canzone più famosa nel mondo: ’O sole mio.

Eppure, l’indiscusso valore della poesia di Vincenzo Russo e della musica di Eduardo Di Capua non fu sufficiente a procurare loro la ricchezza meritata né una vita fortunata. Sorte che toccò suo malgrado anche a Giovanni Capurro.

Di Capua conobbe il successo e poté godere di grande considerazione anche se il vizio del gioco lo fece morire in miseria.

Vincenzo Russo, nonostante i suoi meravigliosi versi, nella sua breve vita non ebbe nemmeno la possibilità approdare ai salotti e agli ambienti culturali importanti della città.

 

La volontà ferrea di Vincenzo Russo

 

Egli non divenne povero, come il suo amico Di Capua, ma lo fu dalla nascita, a Napoli il 16 marzo 1876. La sua era una famiglia molto modesta. Il padre calzolaio, la madre casalinga.

La casa in cui crebbe era talmente umida da comprometterne per sempre la salute sua, in particolar modo, e quella dei suoi fratelli. 

La morte prematura del padre lo costrinse, come primogenito, a provvedere, insieme alla madre, al sostegno dei cinque fratelli.

Fino a quel momento aveva aiutato il padre nella sua bottega ma aveva accumulato solo i rudimenti del mestiere. Troppo limitati per permettergli di portare avanti da solo l’attività.

Trovò lavoro come guantaio nella bottega dei fratelli Partito e sembrò dover dire addio ai suoi sogni letterari.

I suoi denigratori lo definirono ignorante e malinconico. In effetti è vero che non poté frequentare nemmeno le elementari, sia per le condizioni economiche che per motivi di salute.

Ma la sua forte volontà gli diede la forza di raggiungere un buon livello di istruzione frequentando corsi serali.

Anzi è proprio studiando le materie di questi corsi che scoprì di avere uno spiccato talento per la poesia.

 

Enrichetta Marchese, un amore impossibile

 

Come apprendista guantaio la sua vita era piuttosto grama. Poi uno spiraglio di sole filtrò tra le nubi della sua esistenza.  Nelle adiacenze della ditta dove lavora ebbe l’opportunità di conoscere il suo amore impossibile: Enrichetta Marchese. Alcuni però, tra cui Luciano De Crescenzo in una sua autobiografia, sostengono che questo amore irraggiungibile fosse Rosina Gambardella.

Nonostante l’abisso sociale che li divideva il suo amore era corrisposto dalla ragazza. Ma Vincenzino sapeva che a dividerli c’erano anche i suoi problemi di salute per cui non s’illuse che la storia potesse approdare a qualcosa. Tuttavia, la trasformò nella sua musa ispiratrice.

Enrichetta è la Rosa di I’ te vurria vasà, e la Maria di Maria Marì.

Il poeta morì a 28 anni di tubercolosi, dopo anni di sofferenze. I suoi versi grazie anche alla musica di Eduardo Di Capua hanno raggiunto ogni angolo del mondo.

Il maestro Di Capua, di 10 anni più grande e ormai affermato aveva conosciuto Russo non per motivi artistici ma per motivi legati al suo vizio per il gioco.

Infatti il povero Vincenzo per il suo aspetto malaticcio era ritenuto da molti un “assistito”, vale a dire una persona con la capacità di dettare numeri vincenti per il Lotto.

Frequentandolo però Di Capua rimase affascinato dai versi di Russo che all’epoca aveva 23 anni. E si avviò quel fortunato sodalizio artistico che sarebbe proseguito fino alla morte di Russo, appena 5 anni dopo.

Torna maggio fu pubblicata nel 1900.

 

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Testo, traduzione e video

Rose, che belli rrose. Torna maggio.
Sentite ‘addore ‘e chisti sciure belle.
Sentite comme cantano ll’aucielle.
E vuje durmite ancora?
‘I’ che curaggio.

Aprite ‘sta fenesta, oje bella fata,
ché ll’aria mo s’è fatta ‘mbarzamata.
Ma vuje durmite ancora, ‘i’ che curaggio.
Rose, che belli rrose.
Torna maggio.

Rose, che belli rrose. ‘A n’anno sano,
stóngo strujenno ‘e pprete ‘e chesta via.
Ma vuje nun v’affacciate. Uh, mamma mia.
I’ nun mme fido ‘e stà da vuje luntano.

E si ve stó’ luntano quacche ghiuorno,
pare ca vuje mme state sempe attuorno,
ca mme parlate e mm’astrignite ‘a mano.
Rose, che belli rrose.
E’ n’anno sano…

Rose, che belli rrose. E vuje durmite,
ma nun ve sceta stu prufumo doce?
‘E primmavera nun sentite ‘e vvoce?
Ma vuje, core ‘mpietto, ne tenite?

Vocca addirosa comm’a na viola.
‘A primmavera mia site vuje sola.
Ma chesta voce vuje nun ‘a sentite?
Rose, che belli rrose.
E vuje durmite…

 

Traduzione in italiano

Torna Maggio

Rose, che belle rose. Torna maggio.
Senti l’odore di questi fiori belli.
Sentite come cantano gli uccelli.
E voi dormite ancora?
Guarda che coraggio.

Aprite questa finestra, oh bella fata,
che l’aria ora è diventata profumata.
Ma voi dormite ancora, guarda che coraggio.
Rose, che belle rose.
Torna maggio.

Rose, che belle rose. Da un anno intero
sto consumando le pietre di questa strada.
Ma voi non vi affacciate. Oh, mamma mia.
Io non riesco a stare lontano da voi.

E se vi sto lontano qualche giorno,
sembra che voi mi stiate sempre intorno,
che mi parliate e mi stringiate la mano.
Rose, che belle rose.
E’ un anno intero…

Rose, che belle rose. E voi dormite,
ma non vi sveglia questo profumo dolce?
Della primavera non sentite le voci?
Ma voi, cuore in petto, non ne avete?

Bocca profumata come una viola.
La mia primavera siete voi sola.
Ma questa voce voi non la sentite?
Rose. che belle rose.
E voi dormite…

 

Video:

Isa Danieli in “Fragile”al teatro Bellini di Napoli, canta “Torna maggio”.
Al piano Luca Urciuolo

 

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