Iettatore
Personaggi storici

Nobile napoletano, il più potente iettatore della storia

Nella tradizione popolare napoletana lo iettatore è un personaggio capace di trasmettere influssi malefici spesso indipendenti dalla sua volontà. Lo iettatore di solito non è un malvagio né vorrebbe arrecare danno ma lo fa suo malgrado.

Pirandello con il testo de La patente e Totò con la magistrale interpretazione di Rosario Chiarchiaro nella trasposizione cinematografica della commedia, hanno tratteggiato la figura amara di uno iettatore che, rifiutato dalla società per i suoi poteri nefasti pretende un’autorizzazione per trarre vantaggi dagli stessi.

Di conseguenza, quando si vuole immaginare uno iettatore come si fa a non pensare a Totò-Chiarchiaro allampanato, vestito di nero, occhi spiritati, sguardo fisso e occhiali d’osso tondi e neri, e un bastone con una testa di civetta per manico.  

 

Totò iettatore film
Totò-Chiarchiaro lo iettatore della commedia “La patente” di Pirandello

Particolari che ben si adattano al più grande iettatore di tutti i tempi: Cesare della Valle, duca di Ventignano. Le sue “gesta” sono narrate da Alessandro Dumas padre ne Il corricolo.

Dumas descrive così le sue sinistre sembianze: labbra sottili, occhi grossi e fissi, naso adunco a becco di corvo. Nel suo racconto però lo scrittore francese non lo nomina mai temendo di rimanere vittima del malocchio. Lo indica come “il principe ***”.

 

Dumas narra le gesta di Cesare della Valle iettatore maximo

 

Già la sua venuta al mondo, nel 1776, non avvenne sotto i migliori auspici. La madre morì in parto nel darlo alla luce. La nutrice scelta, una prosperosa contadinotta nei dintorni di Nettuno, non riuscì mai ad allattarlo perché non appena il piccolo le toccò il seno la donna perse il latte.

Il padre, allora ambasciatore in Toscana, appresa la notizia, al tempo stesso dolorosa e felice, si precipitò a Napoli per piangere la principessa e abbracciare con entusiasmo paterno il tenero pargoletto.

 

iettatore - Dumas padre
Alessandro Dumas padre dedica tre capitoli de “Il Corricolo” alle imprese sventurate del duca Cesare della Valle

Solo dopo si recò dal sovrano per spiegare i motivi del suo allontanamento dall’ambasciata senza autorizzazione. Era convinto che Ferdinando II avrebbe compreso l’impazienza del suo trasporto paterno.

Ma si sbagliava. Il re non gradì per niente “l’abbandono non autorizzato del posto di lavoro” e lo licenziò.

Fu un duro colpo anche per l’affetto che aveva provato nei confronti del neonato. Cominciò a nutrire un certo rancore che si consolidò nel corso degli anni.

Comunque se ne liberò presto, infatti come secondogenito non gli toccava un fico secco e di conseguenza il suo futuro non poteva che essere la carriera ecclesiastica.

 

Giovane ma già potente iettatore sconvolge il seminario

  

Il ragazzo accettò di buon grado la decisione del padre ma appena entrato in seminario cominciò a mietere le prime vittime. Nel giorno stesso del suo arrivo tutti i suoi compagni di classe furono colpiti da un’improvvisa epidemia di tosse convulsiva.  

L’unico che non la contrasse fu il principino. Ma non è un caso perché in tutti gli eventi causati dai suoi poteri iettatôri mai una volta lui subì danni, anche minimi.

Il ragazzo però nonostante i suoi malefici influssi era uno studente molto brillante. Era il primo della classe in tutte le materie e in tutte le competizioni. E anche da adulto divenne un letterato di successo.

Una sola volta arrivò secondo, purtroppo per il primo che mentre andava a ritirare il premio inciampò su un gradino del palco e si fratturò una gamba.

 

Il suo zampino nella caduta del Regno delle due Sicilie

 

Dumas gli attribuisce persino la caduta del Regno delle due Sicilie. Re Ferdinando stava preparando la guerra alla Francia e prima della partenza l’Arcivescovo di Napoli doveva benedire i vessilli.

La cerimonia si svolse presso la chiesa di Santa Chiara. Furono invitati rappresentanti di ogni ordine della Chiesa e dello Stato. Seminari e scuole religiose furono invitati a farsi rappresentare dal loro miglior allievo per cui Cesare della Valle non poteva che essere tra questi.

Dopo la benedizione i vessilli cominciarono a sfilare ma proprio passando davanti al principino un portabandiera stramazzò al suolo stroncato da un colpo apoplettico. Cesare con uno scatto felino si lanciò sullo sventurato per soccorrerlo ma era troppo tardi.

Allora successe quello che non avrebbe dovuto succedere. Cesare patriotticamente afferrò la bandiera caduta e la agitò prima di consegnarla ad un ufficiale gridando “viva il re”.

L’entusiasmo fu contagioso e si estese a tutti i presenti ma tre mesi dopo quella bandiera insieme ad altre dozzine era nella mani dei francesi, l’esercito era stato battuto e il re lasciata Napoli se la batteva verso la Sicilia.

 

Una legge gli toglie la carriera ecclesiastica un’altra lo rende ricco

 

Finiti gli studi lasciò il seminario e scelse per la sua vita monacale l’ordine dei Camaldolesi. Il giorno dopo con un decreto il governo soppresse gli ordini religiosi in tutto il regno di Napoli.

Tuttavia se una legge gli aveva tolto un’altra gli fece acquisire un patrimonio di due milioni. Infatti con l’abolizione del maggiorascato il fratello Ercole dovette cedergli centomila lire di rendita.

Grazie a questa nuova condizione il principino poté mandare alle ortiche la mai desiderata carriera ecclesiastica e godersi la vita.

Si vestì dal miglior sarto di Napoli, comprò la più bella carrozza con dei magnifici cavalli e specialmente coronò un sogno che coltivava da sempre: un palco al teatro San Carlo.

Il Real Teatro di San Carlo all’epoca era il vanto dei Borboni e della città di Napoli. Per la sua magnificenza qualcuno lo ritenne l’ottava meraviglia del mondo. Di fatto rimane il primo teatro d’opera d’Europa (del mondo tra quelli ancora attivi).

 

Accusato anche di aver mandato in fumo il teatro San Carlo

 

Sessant’anni prima, nel 1737, Carlo III di Borbone aveva autorizzato gli architetti Giovanni Antonio Medrano e Angelo Casarale a spendere qualsiasi cifra pur di ottenere quell’opera. E le sue aspettative non furono tradite.

 

Teatro San Carlo
Teatro San Carlo di Napoli

Sfortunatamente dopo sessant’anni Cesare della Valle riuscì ad entrarvi e non appena lo lasciò insieme a tutti gli altri spettatori un incendio ridusse il San Carlo in cenere.

Questa però è sicuramente una leggenda malevola. Almeno in questo caso il povero duca non c’entra. Il fatto è avvenuto 17 anni dopo il periodo dei fatti a cui fa riferimento Dumas. 

A tal proposito bisogna dire che più volte in queste “impressioni di viaggio” lo scrittore francese si lascia prendere la mano e incappa in grossolani anacronismi temporali.

Questo senza minimamente mettere in discussione l’enorme potenza del nobile iettatore che di disastri ne ha fatti una moltitudine ben maggiore in date non citate dallo scrittore.

 

Come uccidere in un sol colpo fratello e genitore

 

Tra questi quello che in un solo colpo lo privò del fratello e del padre. Il primo infallibile schermitore fu infilzato al primo assalto dall’avversario che non aveva quasi mai impugnato una spada.

Il duello era nato dall’irritazione di Ercole nei confronti di un giovane che “sparlava” di Cesare in riferimento ai motivi che ben conosciamo.

Il fratello aveva tutti i mezzi per lavare l’onta senza troppi problemi ma purtroppo per lui il principino volle a tutti i costi fargli da padrino e le conseguenze immancabili arrivarono.

La notizia della morte di Ercole arrivò al padre nella tenuta di Capitanata dove da tempo si era ritirato. Il principe non riuscì a reggere al dolore della scomparsa del figlio amato e dopo due giorni morì anche lui.

 

Semina morte e distruzione anche nel Mar Tirreno

 

Anche per Cesare fu un terribile colpo ma come unico erede lo rese possessore di un patrimonio di ben otto milioni.

Per distrarsi dal lutto che lo aveva sinceramente turbato decise di viaggiare. Si imbarcò su una fregata in partenza per Tolone.

La sua nomea di iettatore era ormai nota e tutti gli amici del capitano non mancarono di metterlo in guardia. Ma il vecchio lupo di mare non si lasciò minimamente intimorire da quelle che riteneva semplici dicerie. E fece male.

 

battaglia di Cartagena
Navi distrutte o danneggiate, vittime, prigionieri e tempeste ma Cesare approda senza un graffio

La nave fu attaccata da due fregate inglesi. Il grande valore del capitano gli permise di distruggerne una nonostante la presenza al suo fianco di Cesare.

Ma non poté nulla contro la combinazione formata dall’altra potente fregata inglese e il principe della Valle.

La nave subì enormi danni, l’equipaggio fu ucciso o catturato e il capitano si suicidò.

Il vascello inglese su cui era salito anche Cesare della Valle si avviò tranquillamente verso il porto di Mahon ma di colpo di scatenò una paurosa tempesta e la nave andò ad arenarsi sulle coste francesi. Dovettero raggiungere il porto sulle scialuppe.

Il principe come al solito uscì indenne anche da questo disastro senza un graffio e nonostante la tempesta “senza nemmeno aver sofferto il mal di mare”.

 

La micidiale benedizione paterna

 

Una capitolo importante della sua vita di iettatore è quella di marito, padre e nonno. Sposò una bella biondina inglese da cui ebbe due figli. Un maschio di cui si sa solo che somigliava in maniera inquietante al padre, per cui non sappiamo se dal padre oltre al titolo ereditò anche le nefaste qualità.

La figlia Elena, al contrario, era una ragazza di rara bellezza che nonostante la fiera opposizione del padre volle sposare un libertino famoso in tutta Napoli per le sue innumerevoli avventure amorose. Il conte di F*** era il sogno proibito, quando non realizzato, di innumerevoli donne napoletane.

 

Lot e le figlie
Lot e le figlie in un dipinto di Artemisia Gentileschi

Un uomo insomma che si era fatto onore in tante furenti battaglie. La cerimonia nuziale fu seguita da un grandioso ballo. Alla fine prima che gli sposi si ritirassero il principe volle impartire la sua benedizione di padre anche se non aveva idea della prassi.

I ragazzi si inginocchiarono e lui si trovò spiazzato. Pose le sue mani sulle loro teste e non sapendo cosa dire fece ricorso alla Genesi e con le parole di Dio disse: «Crescete e moltiplicatevi».

Un attimo dopo il focoso amante divenne impotente e per tre anni cercò invano di consumare il matrimonio fino a che, sulla base di un articolo del Concilio di Trento, la contessa chiese e ottenne l’annullamento.

 

Un nuovo sposo e la benedizione rifiutata

 

Elena sposò quindi il cavaliere di T*** che le era stato vicino in questi tre anni amandola “quasi” segretamente.

Dopo la cerimonia nuziale, quando il principe si avvicinò per la benedizione paterna, la ragazza lo bloccò senza preoccuparsi minimamente che potesse offendersi, trascinò via lo sposo, si chiuse in camera e “menò il doppio chiavistello”.

Il tanto atteso risultato fu comunque raggiunto e Cesare diventò finalmente nonno. Era pazzo di questo nipote e voleva stare sempre con lui. Anche il nipotino gli era molto legato.

Il principe non avrebbe mai voluto separarsi dal piccolo ma purtroppo quando il re ordina non è opportuno rifiutare per cui, suo malgrado, fu costretto a recarsi in Francia per portare i complimenti del suo sovrano a Carlo X per la presa di Algeri. Dopo due giorni fu ricevuto da Carlo X e il giorno successivo scoppiò la rivoluzione di luglio.

 

La strage finale dello iettatore con un triste epilogo

 

Dopo la brutta esperienza di mare decise di tornare a Napoli attraversando la penisola. Passando per Roma pensò bene di rendere omaggio a papa Pio VIII che lo ricevette con tutti gli onori essendo a conoscenza del ruolo che il principe rivestiva presso la corte di Napoli. Gli fece baciare l’anello invece che lo scarpino come era consuetudine. Tre giorni Pio VIII dopo era morto.

Infine l’episodio più triste della sua carriera di iettatore. Partendo da Roma viaggio giorno e notte per tornare dal suo nipotino. Quando il principe comparve in lontananza tutti i componenti della famiglia corsero al balcone per salutarlo mentre si avvicinava.

Quando finalmente riuscirono a vedersi distintamente Cesare salutò il nipotino con la mano e questi, come di solito fanno i bambini, volendosi lanciare tra le braccia del nonno fece un movimento talmente brusco che sfuggì dalle braccia della nutrice e precipitò nel vuoto da venticinque metri di altezza.

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